Sono almeno 6 anni che i prezzi di mais, soia e frumento sono in altalena. Chi legge con una certa assiduità i listini delle varie borse merci lo sa bene, da un mese all’altro i prezzi dei cereali e delle proteoleaginose possono variare – in positivo o in negativo – anche di diversi euro al quintale. Ma visto sul lungo periodo le quotazioni dei cereali di questi ultimi anni oscillano come una barca in balia della tempesta.

Questo fenomeno ha un nome: volatilità.

Partiamo subito con il chiarire che questo fenomeno non è passeggero, non si tratta di un capriccio momentaneo dei mercati, è un fattore di mercato con il quale gli agricoltori devono imparare a convivere, al pari dell’andamento meteorologico. Se contro alluvioni o siccità non si può fare nulla, salvo sperare, contro la volatilità qualcosa si può fare, ma andiamo con ordine.

Prezzi dei cereali sulle montagne russe

Quando si è iniziato a parlare di volatilità? Bisogna fare un salto indietro di qualche anno: un articolo pubblicato su Terra e Vita (1) riporta questa «cronologia»:

  • Campagna 2005-2006. Prezzo nazionale di tutti i cereali stabile sui 130 €/t.
  • Campagna 2007-2008. Si verifica la famosa «bolla» dei prezzi delle commodities agricole: il grano tenero arriva a 280 €/t, il mais a 240 €/t e il grano duro schizza a 500 €/t.
  • Campagna 2009-2010. I listini crollano a livelli molto bassi: 125 €/t per il mais e l’orzo, 140 €/t per il grano tenero e 150 €/t per il grano duro.
  • Campagna 2010-2011. Nuova fortissima ascesa per il grano tenero e duro (fino a 290 €/t) e anche per il mais (fino a 265 €/t).
  • Campagna 2011-2012. Forte discesa dei prezzi a inizio campagna e leggera ripresa verso fine campagna. (quotazioni intorno a 210 €/t per il mais, 230 €/t per il grano tenero e 270 €/t per il grano duro).
  • Campagna 2012-2013. Prezzi del mais aumentati di 45 €/t tra giugno e luglio 2012; con analoga tendenza per il grano tenero e anche il grano duro.

La campagna 2013-2014 è stata caratterizzata da una sostanziale stabilità dei prezzi, nonostante le allarmanti notizie dalla crisi in Ucraina(https://www.lg-italia.it/agriblog/crisi-in-ucraina-e-impatto-sui-prezzi-dei-cereali/), per i raccolti di quest’anno è ovviamente presto fare previsioni, ma la siccità che sta colpendo gli Usa preoccupa non poco gli operatori.

La volatilità dei prezzi agricoli è un fenomeno che si è sempre verificato, ma non aveva mai raggiunto i livelli del 2005-2013, basta fare due conti per vedere che l’oscillazione tra il prezzo minimo e il prezzo massimo del periodo 2007-2012 ha superato il 120% per tutti i cereali e addirittura 250% per il grano duro.

Perché i prezzi sono così volatili?

Le cause principali di questi picchi in alto e in basso sono diverse, ma tra le principali ci sono l’aumento dei consumi alimentari (Cina per prima) https://www.lg-italia.it/agriblog/land-grabbing-quando-la-finanza-si-compra-la-terra/, l’aumento della domanda di biocarburanti e l’andamento climatico che può influenzare negativamente o positivamente i raccolti dei grandi produttori come Usa,

Brasile e Argentina. Ci sono anche motivi finanziari: la speculazioni sui prezzi delle commodities, il cambio euro/dollaro, ecc…

Al di là dei motivi, contro i quali poco (o nulla) si può, come può un agricoltore “smorzare” queste oscillazioni?

La soluzione? Stabilizzare il proprio reddito

La risposta a un problema complesso non può ovviamente essere semplice, di sicuro, stando a diverse fonti (2) l’agricoltore non può limitarsi a leggere i listini dei mercati e tantomeno può prevedere il futuro. Una soluzione è quella di stabilizzare il proprio reddito.

Come? Una soluzione è il contratto con l’industria, sul mercato ce ne sono diversi dedicati esclusivamente ai cereali con diverse forme di pagamento: prezzo aperto, definito a priori o misto, l’importante è che permettano all’imprenditore agricolo di conoscere la remunerazione della coltura prima di seminare, regolandosi di conseguenza. Esistono anche altre forme di stabilizzazione del reddito, come la compravendita sui mercati a termine, o dei contratti future (in Italia è attivo solo per il grano duro il mercato Agrex

(http://www.borsaitaliana.it/borsa/derivati/agrex-futures/lista.html) ma il loro funzionamento è decisamente complesso e la diffusione nel nostro Paese molto scarsa.

 

Il salto di mentalità non è facile, soprattutto per gli agricoltori ancora ancorati alla vendita a «conto deposito» (conferimento della merce al centro di stoccaggio con opzione di decidere quando vendere), ma ricordiamoci, come già detto, che la volatilità dei prezzi è un fattore strutturale, ci sarà sempre.

(1)    A. Frascarelli “Cereali, convivere con la volatilità”. Terra e Vita, n. 31-32/2012

(2)    H. Lavorano “Agrex: ancora non decolla il future del grano duro”. L’Informatore Agrario n. 32/2013
H. Lavorano “Contratti di filiera strategici per produttori e industria”. L’Informatore Agrario n. 31/2013