Mais e semine precoci: questione di meteo

Anticipare le semine del mais può portare grandi vantaggi in termini produttivi, ma presenta anche il rischio di perdere produzioni o addirittura di riseminare se il meteo si rivelasse sfavorevole

Mais e semine precoci: forse il 2022 è l’anno buono per provarci, visti gli andamenti meteo decisamente miti dell’inverno in corso. Prima di partire con le seminatrici è bene però tenere a mente alcuni limiti oggettivi che tale approccio colturale comporta. In primis, deve esservi nel terreno un’umidità adeguata alla germinazione dei semi, o perché è piovuto nei giorni precedenti, oppure perché le previsioni meteo annunciano piogge nei giorni immediatamente successivi. In tal caso, ovviamente, ci si assume una certa quota di rischio in caso poi le piogge annunciate non si verificassero o fossero insufficienti a un’adeguata idratazione del terreno. Al contrario, possono verificarsi condizioni come quelle del 2013 in cui le continue piogge tennero allagati i campi fino a inizio giugno, obbligando perfino a sgradite risemine chi avesse posto a dimora i semi al primo spiraglio utile di marzo.

Inoltre, serve che la temperatura media del suolo sia regolarmente al di sopra dei 12°C. Sebbene il mais riesca a germinare anche a temperature medie intorno ai 10°C, il processo rischia di rivelarsi molto più lento e disomogeneo. Ciò perché l’oscillazione dei gradi nelle 24 ore può essere vistosa e quindi comportare pericolosi avvicinamenti a zero. Bastano infatti temperature di poco superiori a tale valore per assistere alla morte delle piantine o comunque a uno stato di stress da freddo che impatterà significativamente le prime fasi colturali. Consci quindi dei contrapposti rischi di ogni tipo di scelta aziendale, se le condizioni termiche e idriche minime sono rispettate, il mais può essere seminato raccogliendo poi tutti i vantaggi che una semina precoce comporta.Ogni ritardo rispetto a tale momento ottimale comporta infatti aspetti negativi differenti da quelli sopraelencati, ma per i motivi opposti. Il ciclo colturale si sposta infatti in avanti, facendo perdere giorni utili allo sviluppo della biomassa vegetale e all’accumulo di sostanza secca. Inoltre, l’iniziale sviluppo radicale della coltura può essere maggiormente esposto agli attacchi primaverili delle larve di Diabrotica, meglio tollerati se le radici sono già adeguatamente sviluppate grazie al maggior numero di giorni a disposizione. Saranno poi ancora gli aspetti idrici e termici a giocare un ruolo fondamentale a fine primavera, dal momento che anticipare la semina permette a molti ibridi di iniziare la fioritura prima dell’arrivo del caldo estivo peggiore, foriero spesso di carenze idriche, per lo meno nelle aree non irrigue. Altre eventualità, queste, che vanno sempre considerate, osservando un clima in costante mutamento nel corso degli anni con picchi di calore e siccità sempre più deleteri.

Infine, un altro aspetto importante, soprattutto per il mais a indirizzo zootecnico o bioenergetico: la semina precoce di ibridi da trinciato a differente durata del ciclo permette di sfruttare al meglio la stagione di primo raccolto, spalmando l’opera delle trincia semoventi lungo una finestra temporale più ampia. Fatto quindi salvo che ogni anno differisce dagli altri, proponendo talvolta rischi fra loro opposti, la scelta dell’epoca di semina dipenderà sempre dalle puntuali condizioni di campo, zona per zona. Sperando poi che la fortuna aiuti davvero gli audaci.