Nel momento in cui una pianta di mais raggiunge la 5 ° foglia, mediamente 14-16 giorni dopo la nascita, tutte le foglie, l’abbozzo della spiga e il pennacchio sono già formati in miniatura. Anche se la pianta può essere solo 20-25 cm di altezza, il numero di ranghi sulla spiga è già stato determinato. In questo momento, il centro di crescita della piantina è ancora al situato al pari o inferiormente alla superficie del suolo per proteggere l’apice vegetativo dai danni dovuti a stress esterni di natura agro-ambientale. Le due settimane che 

precedono l’emissione delle sete e le due settimane che seguono sono in assoluto le più critiche per la resa potenziale di un ibrido e quindi il periodo in cui lo stress idrico incide in maniera più forte.

Normalmente il mais usa da circa 6,3 mm/ha di acqua al giorno fino a 22 mm/ha giorno durante l’impollinazione; il valore decresce fino a 3,5 mm /ha al giorno nella fase di maturazione fisiologica (punto nero). Quattro giorni di appassimento visibile delle foglie poco prima della fioritura (foglie accartocciate e traslucide) possonoridurre le rese di mais dal 10 al 25%.

Più in particolare, quattro giorni di appassimento visibile (continuo) tra la fase di avvio fioritura e la fase di maturazione lattea possono ridurre la resa del 50% o più. Durante le fasi successive, quelle riproduttive, il calo di rendimento da danno correlato a siccità si fa via via meno rilevante. Le ricerche indicano che dalla fioritura (VT) fino allo stadio R4 , il mais richiede circa 420/450 mm/ha di acqua per una crescita e uno sviluppo normale.

Lo stress inizia quando il fabbisogno d’acqua supera la disponibilità e la coltura si ritrova in deficit idrico. Complessivamente l’acqua consumata da una coltivazione di mais è riassumibile nel termine evapotraspirazione, termine che indica sia l’acqua persa dal suolo attraverso l’evaporazione che l‘acqua utilizzata dalla coltura durante la traspirazione. L’evaporazione del suolo è importante e “grave” soltanto nelle prime fasi , quando il suolo non è ancora coperto dallo sviluppo della superficie fogliare. La traspirazione diventa gradualmente la via principale attraverso cui l’acqua si muove dal suolo attraverso l’atmosfera quando il suolo è invece coperto dallo sviluppo della coltura.

Il periodo tra le fasi V8 e V16 (da 4 settimane a 66 giorni dopo la germinazione) determina dimensioni della spiga e l’impostazione del numero di granelli. Da V8 a V14, avviene l’impostazione della spiga e condizioni siccitose in questa fase possono ridurne la dimensione fino a portare ad un calo di rendimento potenziale che varia dal 10 al 30%. Da V14 alla fioritura, il numero di ovuli fecondabili è già stabilito e un deficit idrico può causare cali di resa potenziale dal 10 al 50% .

Per tutto il periodo di V8 V16 la questione chiave è quanto a lungo permane la condizione di stress.

A cominciare dalla prime fasi di crescita, la diminuzione della superficie di lamina fogliare, in seguito ad uno sviluppo più contenuto della pianta in condizioni di stress idrico, può influenzare negativamente il potenziale produttivo. Il motivo sta molto semplicemente in una minore capacità fotosintetica e il grafico ci mostra che ad esempio nel caso estremo in cui la pianta allo stadio V8 ( quindi 8 foglie) fosse privata di tutta la superficie fotosintetizzante, avremmo un calo produttivo del 20% e se ad esempio la superficie fogliare si riducesse di un 45 % il calo produttivo potrebbe essere anche del 5%

Il grafico mostra la relazione tra la il perdurare della siccità durante il periodo V8 – V 16 e la perdita di resa potenziale.

Lo stress idrico intorno alla fioritura e all’impollinazione induce ritardi nell’emissione delle sete, oltre alla lunghezza delle stesse e ancor più grave inibisce lo sviluppo dell’embrione dopo l’impollinazione, Lo “stress da secco” in questo periodo riduce la resa in granella di mais dal 3 all’8 % per ogni giorno di stress. Le alte temperature influiscono inoltre sulla sincronizzazione tra rilascio del polline ed emissione delle sete tanto da ritardare l’emissione di quest’ultime al momento in cui il rilascio del polline è terminato (proterandria). Inoltre il calore favorisce il disseccamento delle sete, le quali diminuiscono

la ricettività verso il polline.  La siccità dopo l’emissione delle sete e l’impollinazione può portare anche a delle riduzioni di peso della granella. In questa fase una grave siccità può ridurre le rese di mais rese  dal 20 al 30%. Lo stress idrico durante il riempimento della granella fino alla morte delle foglie, riduce il periodo di accumulo, abbassa il peso specifico e la produzione. Lo stress idrico durante quest’ultima fase riduce la produttività del 2,5-5 % per ogni giorno di stress fino alla maturazione lattea, latteo-cerosa.

Non esistono naturalmente soluzioni che ci consentano di risolvere pienamente il problema del calo produttivo dovuto a stress idrico, senza che si affronti il tema dell’irrigazione, o di un uso più efficente dell’acqua. Ci congediamo con una provocazione: l’evapotraspirazione potenziale di un suolo diminuisce di un valore pari al 5% ogni  10% di copertura del suolo (da coltura o da residui). Questo significa che una copertura del suolo del 40 o dell’80% riduce l’evapotraspirazione potenziale relativamente di 70 e 115 mm /anno. Un’aratura a 25 cm garantisce solo un 3-5% di copertura del suolo da residui, mentre un passaggio con un dissodatore combinato (ancora-disco) dal 30 al 60%. 115 mm in meno di evapotraspirazione potenziale potreste immaginarli come se riceveste 115 mm di pioggia in più durante il ciclo di coltivazione. 

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