Vi proponiamo un’intervista a Michel Debrand, Direttore di Limagrain Africa, traducendola dalla pubblicazione sul periodico “Fil Rouge” di LG semences, n°15 di Giugno 2014.

Cosa rappresenta oggi l’agricoltura in Africa?

L’Africa è un continente gigantesco, il secondo per superficie dopo l’Asia ma anche per popolazione. La superficie corrisponde da sola a quelle della Cina, Stati Uniti, Europa, India, Messico e Giappone messe insieme.

Secondo la FAO, l’Africa dispone del 17% delle terre arabili mondiali e l’agricoltura produce più del 20% del PIL. La produzione è supportata da piccole unità produttive che nella maggior parte dei paesi non superano i 3-4 ettari e a volte ancor meno. L’agricoltura occupa oggi il 60% della forza lavoro dell’Africa.

 

Qual’è il potenziale dell’agricoltura africana?

L’Africa dispone di una fenomenale riserva di terre non coltivate, contando 226 milioni di terre arabili ma potendo raggiungere i quasi 500.000.000. Una buona parte dell’Africa è ben irrigata e il clima è favorevole alla produzione di Mais, Soia e canna da zucchero. I cinesi sono ben consci di questo potenziale e hanno firmato dei contratti di affitto a lungo termine, utilizzando già il 2-3% delle risorse di certi paesi, come ad esempio Etiopia e Zambia. Anche il Giappone ha messo un piede nel continente, principalmente in Mozambico. Nel 2010 la popolazione era di circa 1 miliardo di abitanti ma secondo le stime ONU il valore dovrebbe salire a 2,2 Miliardi nel 2040, dando al continente Africano il primato di continente più popoloso. Evidente quindi che gli africani avranno bisogno di terre coltivabili e di implementare l’agricoltura per aumentare ed assicurare l’approvviginamento alimentare. I costi di produzione sono bassi e la manodopera è giovane e abbondante. Se negli utlimi 15 anni è stata l’agricoltura brasialiana ad esplodere, ora è il momento dell’Africa e si stima che il continente potrà diventare esportatore netto di Mais e Soia nei prossimi dieci anni.

Quali sono le principali specie coltivate in Africa?

Si coltivano sopratutto cereali, come il mais, il grando tenero, l’orzo, il sorgo ma anche la soia, il cotone e la canna da zucchero; inoltre una parte delle coltivazioni è dedicata a colture puramente africane, come l’arachide, il miglio e la manioca.

A livello generale la coltura più seminata è il mais, con una media di circa 36 milioni di ettari. Il 99% del mercato è per l’alimentazione umana e si tratta di granella bianca. Le rese non sono particolarmente elevate, da 2 a 3 ton/ha, in funzione del fatto che spesso vengono seminate varietà appartenenti a popolazioni locali e ancor più spesso si semina il seme prodotto durante l’anno. Dove si è iniziato a seminare degli ibridi le rese si attestano tra le 8-9 ton/ha. Il mercato degli ibridi raddoppierà nei prossimi 8, 10 anni a venire.

 

Cosa ha portato il Gruppo Limagrain ad interessarsi all’Africa ?

Il Gruppo Limagrain, che è solidamente presente in Europa e Stati Uniti, negli ultimi anni, sulle grandi colture si è spinto fortemente all’internazionalizzazione. Dopo Brasile, Cina e India ha iniziato a guardare al potenziale agricolo africano, dove il gruppo era già presente come attore importante sul seme per orticole. Così nel Gennaio del 2013 abbiamo acquisito l’azienda famigliare LINK SEED, ( http://www.linkseed.co.za) specializzata in soia e

mais, terzo sementiero nel mercato sud africano dopo Pioneer e Monsanto, con un volume d’affari di 9 milioni di Euro, 56 salariati e un impianto di lavorazione seme e una propria stazione di ricerca. Nell’ottobre dello stesso anno abbiamo raggiunto una seconda tappa, acquisendo il 15 % del capitale sociale di SEED CO. (http://www.seedco.co.zw). Basata a Harare, in Zimbabwe la società ha impianti e stazioni di ricerca proprie, commercializza ibridi di mais in una quindicina di paesi dell’Africa dell’est e si sta sviluppando anche all’ovest, in Nigeria e Ghana. Primo sementiero Africano, Seeds Co realizza una cifra d’affari di 111 milioni di Euro con 400 salariati.

Ibridi e varietà selezionate in altri paesi, possono essere seminati in Africa? Il contrario?

In Africa del Sud il clima è temperato e così i nostri programmi di ricerca tra Europa del Sud, Argentina e Link Seed possono rinforzarsi mutualmente. Sul resto del continente sono coltivati ibridi tropicali e quindi lo scambio può avvenire con Brasile, India, sopratutto in relazione alle risorse genetiche offerte dal materiale africano e alle resistenze a numerose patologie correlate all’ambiente di coltivazione.

Cosa vi ha colpito maggiormente arrivando in Africa?

Il dinamismo della popolazione, l’entusiasmo, le competenze, l’ottimismo e la giovane età media, tutto il contrario di quanto a volte erroneamente pensato in Europa. C’è un fremito che corre per utto il paese e il desiderio di vedere decollare l’economia. Molta della popolazione rurale è purtroppo ancora analfabeta e questa è la ragione per cui, ad esempio, Seed Co comunica con i cittadini attraverso la pubblitià alla radio, o con delle pubblicità sui camion che passano per i villaggi. Gli indici FAO delle varietà, sono così indicati a mezzo di figure riportate sui sacchi rappresentanti animali (leoni, giraffe…)