Colza: pronti alla semina

A settembre vanno ultimate le lavorazioni del terreno e impostate le semine,

precoci o tardive a seconda delle scelte varietali e dell’areale di coltivazione

Nell’ambito di una razionale rotazione colturale, il colza appare consigliabile in veste di coltura da rinnovo, soprattutto quando a inizio estate sia stato raccolto il frumento. Il colza permette infatti di migliorare la struttura del terreno a tutto vantaggio anche delle colture che lo seguiranno.

Dal punto di vista dei mercati, si è peraltro assistito recentemente a un forte rialzo dei prezzi, ormai a ridosso di una soglia di elevato interesse che in taluni giorni e su certe piazze ha toccato i 52 euro al quintale, nettamente superiore quindi ai 32-35 €/q delle ultime stagioni, condizionate spesso da piogge eccessive, come avvenuto in Europa, oppure da siccità, condizione questa verificatasi in Canada. Le quotazioni attuali risultano però superiori anche a quelle del 2017, quando in Francia si potevano spuntare prezzi intorno ai 38 €/q.

Allettante quindi l’idea di inserire il colza nei piani rotazionali delle aziende italiane, a patto di adottare le migliori pratiche agronomiche a partire dalla preparazione del terreno, come pure di scegliere le genetiche più idonee ai propri areali.

Circa il primo aspetto, il terreno, se la coltura segue il frumento è bene che le stoppie vengano finemente triturate in frammenti inferiori ai 5 centimetri di lunghezza, da incorporarsi nei primi centimetri di suolo anche quando si adottino tecniche di minima lavorazione. Il letto di semina va infatti preparato al meglio, soprattutto nei primi 10-15 centimetri, al fine di favorire un’emergenza più veloce e omogenea della coltura.

Anche la scelta della pressione dei pneumatici delle macchine agricole deve essere oculatamente selezionata, poiché l’obiettivo principale durante la preparazione del terreno è quello di evitarne il compattamento, deleterio questo per lo sviluppo successivo delle radici fittonanti. In aree collinari possono essere anche scelte soluzioni cingolate, a bassissimo grado di compattamento.

Una volta sistemato il letto di semina, è possibile quindi porre a dimora la coltura evitando possibilmente condizioni siccitose, le quali possono mostrarsi deleterie per la germinazione.

Anche la scelta del momento ideale può variare in funzione delle esigenze aziendali. Per esempio, le semine medio-precoci, a inizio settembre, permettono una minor densità di semina e assicurano uno sviluppo più veloce già dalle prime settimane. In tal modo, gli apparati radicali possono giungere rapidamente agli strati di terreno più umidi, beneficiando così di una maggior disponibilità idrica ed entrando nell’inverno con la coltura a uno stadio di rosetta ben sviluppata. Ciò ne favorirà poi la ripresa in primavera, massimizzando la finestra utile per la crescita della coltura.

La semina più tardiva, nella seconda metà di settembre, può comunque contare sulla disponibilità di ibridi vigorosi e a crescita particolarmente rapida. Soluzione ideale, per esempio, quando la prima metà di settembre non abbia offerto le condizioni ottimali per le lavorazioni dei campi o per la semina.